Riceviamo e pubblichiamo questo approfondimento dal blog dell’Avv. Iacopo Maria Pitorri di Roma. Nel 2018, in Italia, si è assistito a una serie di restrizioni in materia di regolarizzazione degli immigrati e gestione dei flussi in entrata. Una modifica legislativa voluta fortemente dal governo di quegli anni, che ha portato a una serie di modifiche in materia di gestione dell’immigrazione. La legge 1 dicembre 2018, n. 132, meglio conosciuta come Decreto Sicurezza, includeva una serie di disposizioni in materia di lotta alla criminalità e sicurezza pubblica, ma anche “disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione”. In tema di immigrazione e rilascio dei permessi di soggiorno il Decreto Sicurezza prevede l’eliminazione del cosiddetto permesso di soggiorno per motivi umanitari. Si trattava di un permesso di soggiorno che durava due anni e consentiva l’accesso al lavoro, oltre che al Servizio sanitario nazionale, all’assistenza dal punto di vista sociale e dava la possibilità di accedere all’edilizia residenziale. Il decreto ha eliminato questa tipologia di permesso di soggiorno, introducendo tutta una serie permessi, tra cui quello per “protezione speciale”, “per calamità naturale nel Paese di origine”, “per condizioni di salute gravi“. Il decreto, inoltre, ha introdotto una serie di novità sulla protezione internazionale, i centri di permanenza, il fondo rimpatri. In Italia si è parlato più volte di una modifica a tale provvedimento, ma nel 2020 il dibattito si è focalizzato su una possibile sanatoria per la regolarizzazione degli immigrati. 

Con la diffusione e la conseguente gestione dell’emergenza legata al virus Covid-19, sono state emanate una serie di misure e provvedimenti per gestire la situazione, inclusa la proroga per il rilascio e al rinnovo dei permessi di soggiorno. Nello specifico, in base a quanto previsto dal cosiddetto decreto “Cura Italia” (decreto legge 17 marzo 2020, n.18), una circolare del dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione ha chiarito che “per i procedimenti amministrativi, avviati alla data del 23 febbraio 2020 o iniziati successivamente ad essa, non si tiene conto del periodo compreso tra la medesima data e quella del 15 aprile 2020”, e “viene conservata la validità fino al 15 giugno di certificati, attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni e atti abilitativi comunque denominati, in scadenza tra il 31 gennaio e il 15 aprile 2020”, e che “tutti i permessi di soggiorno in scadenza tra il 31 gennaio e il 15 aprile 2020 sono prorogati di validità fino al 15 giugno 2020, dando la possibilità ai titolari di poter effettuare la domanda di rinnovo dopo tale data”. Una sanatoria per la regolarizzazione degli immigrati, dunque, in questo momento si andrebbe a inserire proprio nella sospensione dei termini di tutti i procedimenti di competenza per le libertà civili e l’immigrazione. 

Come analizzato dall’avvocato Pitorri di Roma, esperto in diritto dell’immigrazione e autore di libri e pubblicazioni sul tema dei diritti degli immigrati e della loro regolarizzazione, la sanatoria dovrà avvenire in maniera rapida. La bozza della legge che introduce la sanatoria, al momento allo studio dei Ministeri competenti, prevede, “al fine di sopperire alla carenza di lavoratori nei settori di agricoltura, allevamento, pesca e acquacoltura”, che i datori di lavoro possano mettere sotto contratto di lavoro subordinato i “cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale in condizioni di irregolarità” attraverso una domanda allo sportello unico per l’immigrazione, e che il contratto in questione, “non superiore a un anno” porti all’immediato rilascio di un permesso di soggiorno, che potrà poi essere rinnovato sempre per motivi di lavoro.